Visualizzazione post con etichetta pensioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pensioni. Mostra tutti i post

domenica 14 luglio 2013

PENSIONI | INPS: TUTTE LE CONTRADDIZIONI E LE ANOMALIE DEL SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO

Vediamo, nel concreto, quali e quante sono le contraddizioni del sistema previdenziale del nostro Paese, in attesa di valutare quali saranno gli effetti della riforma Fornero, approvata dal precedente governo Monti.
Attualmente, circa 7 milioni di italiani, ovvero circa il 44% dei pensionati, riceve dall'Inps un assegno che non arriva a mille euro netti al mese e che, nel 13% dei casi, non supera nemmeno i 500 euro.

Questo dato -impressionante- è preso pari pari da un rapporto dell'Istat sui trattamenti pensionistici degli italiani, redatto in collaborazione con la stessa Inps.
Eppure, sempre secondo i dati ufficiali, la spesa previdenziale italiana si attesta intorno al 15% del Pil, per un totale di 265 miliardi di euro.
Allora, vien proprio da chiedersi, perché le pensioni della maggior parte degli italiani sono così basse, se l'Inps spende invece così tanto?

Proviamo a dare una risposta, analizzando più attentamente i dati relativi alle classi d'età e di reddito dei nostri pensionati.
A fronte dei sette milioni di persone che tirano avanti con meno di mille euro al mese, ci sono infatti 740mila pensionati (dati aggiornati al 2010) che ricevono dall'Inps un assegno di oltre 3.000 euro al mese, con una spesa per le casse dello Stato di 40 miliardi di euro all'anno.
Certamente molti di costoro avranno anche versato parecchi soldi, nel corso della loro vita lavorativa nelle casse dell'Inps, ma è difficile credere che i loro assegni di oggi siano proporzionali ai contributi versati.

Come tutti sanno, del resto, le pensioni liquidate fino allo scorso anno erano tutte calcolate secondo il sistema retributivo, ovvero sulla media degli ultimi stipendi percepiti prima della collocazione a riposo, e non sulla base dei contributi effettivamente versati nel corso di tutta la carriera lavorativa.
Non dimentichiamoci, infine, dell'anomalia tutta italiana dei tantissimi “baby-pensionati” (che già la definizione fa accapponare la pelle), che hanno avuto la fortuna di potersi mettere a riposo molto, molto presto.

Sempre secondo i dati forniti dall'Istat, ci sarebbero infatti più di 530mila ex-lavoratori con meno di 59 anni, che hanno già maturato l'assegno di anzianità o di vecchiaia, con ciò assorbendo da soli 12miliardi di spesa previdenziale.
Si pensi che addirittura ben 44mila di questi hanno meno di 54 anni e costano allo Stato, più di 1miliardo di euro ogni 12 mesi.

Per quanto riguarda gli importi percepiti, ogni pensionato “baby” riceve in media un assegno annuo tra i 22mila e i 25mila euro, corrispondenti 1.700-1.900 euro lordi al mese, altro che meno di mille euro al mese.
Compito della politica affrontare al più presto la questione, ma: vi sembra applicato correttamente il principio di equità, come giusto sarebbe che fosse in una società che possa definirsi tale?