Potrebbe sembrare un
paradosso ma, ad attenuare la delusione degli uruguaiani per la
prematura eliminazione dai mondiali di calcio brasiliani ad opera del
Costarica, ci ha pensato la buona politica, quella del presidente Pepe Mujica: a
partire da questo mese, infatti, in Uruguay le famiglie
avranno un taglio dei costi del 5,5% sulle bollette elettriche, mentre le piccole e
medie imprese beneficeranno di un calo del 6%, un autentico sollievo
in un paese in cui per anni l'energia è stata sempre parecchio
costosa.
Basti pensare che, fino a
non molti anni fa, per i poco meno di 3,5 milioni di abitanti
dell'Uruguay, causa l'assenza di riserve di petrolio o di gas, la
bolletta energetica rappresentava un costo particolarmente oneroso,
tanto da costringere la maggior parte delle famiglie a fare a meno
dei più comuni elettrodomestici, come la lavatrice o la
lavastoviglie, considerati per questo motivo alla stregua di beni di
lusso.
Fortunatamente questo
scenario sta ora subendo una rapida evoluzione, come ha spiegato
Ramon Mendez, direttore nazionale del settore Energia del piccolo
paese sudamericano “In Uruguay stiamo perseguendo con tenacia
delle politiche a lungo termine, pochi paesi al mondo lo stanno
facendo come da noi: l'introduzione a pieno regime delle energie
rinnovabili aumenta la nostra sovranità, si tratta della
sopravvivenza stessa dell'economia”.
Dal 2008, infatti,
l'Uruguay investe ogni anno il 3% del Pil per riconvertire il proprio
sistema energetico: pur se parte del merito va attribuito anche al
clima, con le forti piogge che facilitano l'idroelettrico, occorre
prendere altresì atto che l'84% dell'elettricità uruguaiana proviene da fonti rinnovabili come vento e sole, oppure bruciando i rifiuti
delle coltivazioni agricole, tanto che si calcola che l'energia
pulita raggiungerà presto la soglia del 40% della produzione totale.
In questi termini il
modello uruguaiano, a differenza di quanto avviene in Europa, non si
basa su sovvenzioni pubbliche, bensì sull'associazione tra pubblico
e privati, su aste aperte e sulla possibilità di scegliere la
tecnologia più matura e conveniente per il Paese, al punto che
-sempre a detta di Mendez- “Uno dei più grandi risultati si è
registrato con l'installazione dell'eolico, constatato che in
Uruguay il vento è più stabile della pioggia, si ripete ogni anno e
rappresenta altresì un vero business finanziario”.
Così
entro i prossimi 10 anni, grazie a politiche lungimiranti e ad
investimenti per l'energia pulita provenienti anche da Paesi europei come la
Spagna, uno tra i più piccoli stati sudamericani che fino a non
molti anni fa dipendeva totalmente dalle importazioni di petrolio,
potrebbe essere autosufficiente oltre che diventare a propria volta un
esportatore di energia.