C'è una battaglia,
in particolare, che viene ancor oggi ricordata per definire una delle
sconfitte più clamorose della Storia italiana: iniziata il 24
ottobre 1917, alle 2 del mattino, la battaglia di Caporetto ha
infatti rappresentato, al di là dell'onta militare, un drammatico
esempio dell'assoluta disgregazione in cui si consuma una sconfitta,
nell'incapacità di gestire un'emergenza, nella totale dispersione di
un mondo e di coloro che fino ad allora lo hanno rappresentato.
Quando le armate italiane
in ritirata giunsero sulle rive del Tagliamento e del Piave, tutto si
trasformò in un indescrivibile groviglio di uomini, carri, cavalli
uccisi, colonne bloccate per decine di chilometri: non sarebbe andata
così, se i comandi fossero stati capaci di organizzare la
circolazione stradale, la trasmissione delle notizie e i
rifornimenti, tanto che la disfatta di Caporetto costò la morte di
11.000 italiani, 19.000 feriti, 300.000 prigionieri, 400.000 fra
disertori e sbandati.
In quella scena risiedono
molte delle cose che, purtroppo, si sono ripresentate nella nostra
storia, anche in epoche diverse da quelle attraversate da eventi
bellici: è una scena che fa da prototipo, ad esempio, anche
all'Italia attuale, caratterizzata da istituzioni ostaggio di poteri economici estranei, che tirano le fila
di una sparuta (ma coriacea) casta di politici-burattini senza parte
né anima.
Per gli italiani rischia
di ripetersi la scena dei ponti sul Tagliamento e sul Piave: una
massa di cittadini allo sbando, privati di ogni radicamento e
smarriti in un territorio all'interno del quale si muovono “alla
cieca”, lasciando sul campo ciò che resta delle loro vite,
parecchi con la speranza di poter un giorno “ritornare a casa”,
di liberarsi per sempre di questi comandanti incapaci di garantire loro la
men che minima protezione sociale.
Alcuni potranno forse
dissentire sui metodi e sugli obiettivi dell'unica forza di liberazione
rappresentata, oggi, dal MoVimento 5 Stelle: non si può,
viceversa, dissentire sulla necessità di questa lotta e
sull'opportunità di contribuire ad essa partecipando ed impegnandosi
in prima persona, affinchè questo Governo Napolitano III
rappresenti, una volta per tutte, la Caporetto della casta.