martedì 26 agosto 2014

Grattacielo interamente realizzato con i rifiuti

Traendo ispirazione dalla crescita della vegetazione e dalle piante di bambù asiatiche, lo studio di architettura Chartier-Corbasson ha recentemente proposto un progetto concettuale per la realizzazione, a Londra, di un grattacielo fatto con i rifiuti prodotti dai suoi stessi occupanti: per  la costruzione dell'edificio, che avrà la forma di una piramide verticale, è altresì previsto il riciclo di enormi quantità di carta e vetro, anch'essi provenienti dai rifiuti metropolitani.

A tale proposito, si stima che il materiale riciclato necessario per la realizzazione della facciata del grattacielo, potrebbe essere prodotto nel giro di un anno: come tutti i grattacieli, anche questo progetto richiederà impalcature, ma in questo caso i ponteggi costituiranno parte integrante dell'estetica, visto che i tubi saliranno assieme alla costruzione, come una specie di scheletro su cui poter innestare, nel tempo, futuri componenti.

Inoltre, i tubi che saranno utilizzati per il ponteggio saranno vuoti all'interno, per ridurre al minimo il carico del vento e saranno di un unico formato, in modo che gli operai edili non debbano perdere tempo per il loro taglio in varie dimensioni: lo scheletro metallico in esterno verrà altresì utilizzato per ospitare i generatori che alimenteranno parte dell'edificio.

Questo rivoluzionario grattacielo sarà, infine, dotato di impianti di riciclaggio alla sua sommità, allo scopo di produrre, fin già nei pressi del cantiere, materiale di scarto riutilizzabile: aree di raccolta e smistamento di materiale riciclato saranno ad ogni modo presenti ai piani inferiori e saranno, presumibilmente, collegate agli impianti di riciclaggio tramite montacarichi.

lunedì 25 agosto 2014

Energie rinnovabili dal mare di Scozia

Nonostante dal punto di vista dpolitico la Scozia sia oggi divisa tra secessionisti e sostenitori della sua appartenenza al Regno Unito, questo piccolo territorio nel nord della Gran Bretagna si appresta altresì a diventare il primo Paese europeo a sfruttare, su larga scala, l'energia delle maree: prenderanno infatti il via, entro la fine di quest'anno, sul fondo del mare nel Pentland Firth, i lavori di costruzione di una delle più grandi centrali al mondo per lo sfruttamento delle correnti sottomarine.

Si tratta del mega progetto messo in campo da Atlantis Resource, anche grazie al finanziamento di 50 milioni di sterline (di cui 20 provenienti dal Renewable Energy Investment Fund del governo scozzese, 10 dal Dipartimento britannico per l'Energia e il Cambiamento Climatico, 10 da The Crown Estate e il resto da investitori privati), per realizzare al largo del mare scozzese un impianto di sfruttamento delle correnti sottomarine da circa 400 MW di potenza.

I lavori relativi alla prima fase del progetto, denominato MeygGen, prevedono l'installazione di quattro turbine da 1,5 MW sui fondali marini del Pentland Firth (fra la costa scozzese e l'isola di Stroma), nonché la contemporanea realizzazione delle necessarie infrastrutture sulla terraferma, tra le quali un centro per la conversione dell'energia e successivo collegamento alla rete elettrica regionale: il numero delle turbine sarà portato nel successivo biennio fino a 61, un numero sufficiente a  rifornire di elettricità ben 42.000 abitazioni.

Anche se il vero e ambizioso obiettivo di Atlantis Resource rimane quello di raggiungere le 269 unità sottomarine che, stando alle previsioni, non solo permetterebbero la fornitura di energia pulita a 175mila famiglie, bensì contribuirebbero alla creazione di 100 nuovi posti di lavoro, anche perché “Oggi stiamo assistendo alla trasformazione di un intero settore” -ha commentato l'ad di Atlantis e direttore del progetto Tim Cornelius- “e MeygGen rappresenta, in tale contesto, uno degli sviluppi delle energie rinnovabili più interessanti ed innovativi al mondo. Il tanto atteso arrivo della generazione energetica delle maree.

lunedì 18 agosto 2014

La mobilità sostenibile a costo zero

La rivoluzionaria idea del trasporto pubblico completamente gratuito, rappresentò un grande successo per Edgar Savisaar, primo cittadino di Tallin: nel referendum indetto per decidere se avviare o meno tale iniziativa, il prevalse infatti con uno schiacciante 76%: non paga di ciò, l'amministrazione comunale della capitale estone ha recentemente deciso di estendere la gratuità del trasporto anche ai treni che attraversano il territorio di Tallin.

Grazie a questa scelta, Tallin (450 mila abitanti) è oggi la prima capitale europea ad essersi dotata di un sistema di mobilità sostenibile a costo zero per i residenti, e dal costo di soli 1,10 euro per i turisti, i quali potranno altresì usufruire della Tallin Card, ovvero di una carta prepagata valida per 24, 48 o 72 ore, che permette anche l'accesso illimitato a musei e altre attrazioni.

Nella capitale dell'Estonia, la politica di mobilità pubblica a costo zero ha preso avvio il 1° gennaio 2012 e, da allora ad oggi, i costi per la società cittadina di trasporti sono risultati pari a 12 milioni di euro, una cifra del tutto ragionevole, considerando che il bilancio totale dell'azienda era di 53 milioni di euro, di cui i biglietti degli autobus, resi gratuiti, ammontavano a 17 milioni di euro e che i biglietti pagati dai non residenti hanno portato nelle casse 5 milioni di euro.

Come spesso avviene per tutte le idee più innovative, anche per quella del trasporto pubblico gratuito non potevano mancare i detrattori: secondo uno studio commissionato dalla città di New York, e condotto dal Royal Institute of Technology di Stoccolma (Svezia), infatti, l'iniziativa della capitale estone avrebbe comportato soltanto l'1,5% di incremento nell'utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico.

Un risultato che appare in netta contraddizione con quanto riportato sul sito dell'Unione Europea: 15% di riduzione degli ingorghi, 12,6% di aumento di passeggeri e diminuzione del 9% di utilizzo di veicoli a motore privati negli spostamenti in città, nonché un risparmio di 45.000 t/anno di emissioni di CO2, in considerazione del fatto che gran parte dei mezzi pubblici di Tallin sono alimentati con energia elettrica.

Dal punto di vista dell'impatto sociale, sia lo studio degli svedesi sia il sito della UE, sono concordi nell'affermare che il progetto di mobilità gratuita si è rivelato estremamente positivo, soprattutto nei quartieri più poveri della capitale, dove il ricorso ai mezzi pubblici ha fatto registrare un balzo del 10%, già nel giro di poco tempo dall'avvio dell'iniziativa.

Infine, l'introduzione del trasporto pubblico gratuito per i residenti, ha paradossalmente contribuito a migliorare anche gli introiti fiscali della municipalità: ben 40.000 persone che risultavano domiciliate nella capitale alla fine del 2009, grazie a ciò hanno spostato definitivamente la propria residenza a Tallin.

Con la positiva conseguenza dell'incremento dei ricavi erariali di 10 milioni di euro che, sommati ai 5 derivanti dall'acquisto di biglietti da parte dei non residenti, non solo sono serviti a coprire i 12 milioni di perdite, bensì hanno contribuito a generare un surplus di tutto rispetto.

domenica 3 agosto 2014

“Governare gli italiani non è difficile, è inutile”

Per alcuni potrà anche essere consolatorio liquidare con l'appellativo di “gufi” tutti coloro (non solo ex comici ma anche autorevoli economisti) che, già da diversi anni, affermano che quella che stiamo vivendo è la più grande crisi mai occorsa da secoli, perché è globale e perché è basata sul debito: un indebitamento di tutti con tutti, causato innanzitutto da un eccesso di promesse, essendo comunemente risaputo il fatto che ogni promessa è debito.

Tutto inizia quando una persona comunica di avere un bisogno e, il fatto stesso che lo comunichi, significa che non è in grado di soddisfarlo autonomamente, tanto da rivolgersi ad altri per chiedere aiuto, il che vale a dire, direttamente o indirettamente esprimere un desiderio: sta tutto qua l'inghippo, perché il bisogno è un fatto reale e concreto, mentre il desiderio rappresenta solo la sua espressione psicologica.

Le due cose, lungi dal coincidere, il più delle volte non sono anzi nemmeno collegate, come dimostrano l'esempio della moda e quello della pubblicità, che fanno desiderare cose di cui, nella maggior parte dei casi, non abbiamo affatto bisogno: così, uno ha la necessità di coprirsi ma, per qualche oscuro motivo, desidera proprio una giacca di Armani perché gli è stato fatto credere che, grazie a quell'oggetto, avrebbe soddisfatto sia un bisogno che un desiderio.

Le promesse hanno, comunque, qualcosa che le accomuna ai desideri: vengono formulati entrambi attraverso il linguaggio, sono soltanto “parole”: viviamo in un modello di società in cui i desideri vengono alimentati da promesse fatte in anticipo, e poi gestiti e soddisfatti da altre promesse, al punto che promesse assolvono al subdolo compito di spostare nel tempo le risposte.

Questo slittamento, questo calcolato ritardo nel soddisfare le domande, crea alla fine debito il quale, venendo a sua volta spostato in avanti e “rifinanziato” con nuove promesse, si espande trasformandosi in un indebitamento etico, politico, culturale, psicologico, economico, totale ed esponenziale: l'esempio più evidente è ogni giorno sotto i nostri occhi, basta avere la voglia di aprirli e guardare.

Dal dopoguerra ad oggi l'Italia sembra essere costantemente impegnata in un'infinita, indeterminabile, assemblea di condominio in cui, a cadenze regolari, viene chiesto ai condomini di votare per il rinnovo dell'amministrazione: tutti si lamentano del vecchio amministratore, lo ritengono inadeguato, se non addirittura incapace o, peggio, colluso per interessi personali.

Ma siamo in un Paese conservatore, perennemente spaventato dal cambiamento, dove gli abitanti fondamentalmente se ne fregano che le promesse vengano effettivamente mantenute, anche a costo di lamentarsi all'infinito dell'amministratore condominiale: perché tutto questo? Forse, come diceva Benito Mussolini, perché “governare gli italiani non è difficile, è inutile”.