sabato 31 agosto 2013

Politica controcorrente: La lezione di Pierre Rosanvallon

Da coloro che detengono il potere, il sentimento di sfiducia, inteso come distacco e disaffezione dei cittadini dalle proprie istituzioni rappresentative, è spesso sbrigativamente liquidato con il termine di “antipolitica”.

In particolare per la nostra impresentabile classe politica, in ciò spalleggiata dai media di regime, ogni richiamo a principi quali l'onestà, la giustizia, il rispetto della Carta costituzionale e dei diritti di cittadinanza, produrrebbe addirittura effetti negativi su quella stabilità politica richiesta dai mercati (?).

Tanto da far credere a milioni di italiani che, nonostante le condanne definitive e le indagini giudiziarie in corso, non esiste alternativa a questo sistema dei partiti: ovvero, Hic Rhodus, hic salta.

Ma c'è anche chi, come lo studioso transalpino Pierre Rosanvallon, dà di tutto ciò una lettura decisamente controcorrente.

Per lui, infatti, la “sfiducia”, lungi dal rappresentare il sentimento passivo dell'antipolitica, assolverebbe alla precisa funzione di “vigilare affinché il potere eletto mantenga i suoi impegni”, alla stregua di un contro-potere, mirato a correggere l'azione politica e ad incalzare i governi a rendere conto del loro operato.

In questi termini la sfiducia, in quanto espressione dei poteri indiretti presenti nella società -secondo Rosanvallon- deve essere considerata una vera e propria forma politica, inclusa nel concetto stesso di democrazia moderna.

E questa trasformazione dell'ambito partecipativo ed espressivo ha trovato,in questi anni, un formidabile alleato nella Rete, nella sua accezione di spazio libero e generalizzato di vigilanza e valutazione del mondo.

La massima considerazione attribuita da Pierre Rosanvallon alla cosiddetta “società della sfiducia”, ha fatto sì che l'ambiente accademico lo tacciasse d'essere un'ottimista visionario.

Invece: come ampiamente dimostrato nelle recenti elezioni politiche nel nostro Paese e, in misura seppur minore, in altre realtà europee, il pensiero di Rosanvallon ha trovato più d'una conferma.

Se è pur vero, infatti, che l'obiettivo dichiarato dallo studioso francese è quello di descrivere le conseguenze della sfiducia sulla società, piuttosto che sul sistema politico-elettorale, è altrettanto vero che la sua “lezione” è, oggi, di grande utilità per comprendere la più recente storia politica europea.


Fenomeni quali, ad esempio, la centralità della dimensione della vigilanza dei cittadini nella proposta politica, oppure l'uso di Internet come luogo e forma di nuove espressioni dell'organizzazione del consenso e, infine, l'affermazione di nuovi attori (MoVimento 5 Stelle in Italia, Partito Pirata in Germania, ecc.), dimostrano l'ampia diffusione raggiunta dalla contro-democrazia popolare, ormai matura per sostituire definitivamente il corrotto sistema dei vecchi partiti.

mercoledì 28 agosto 2013

Credete che: “Ph'ngluimglw'nafhCthulhuR'lyehwgah'naglfhtagn1” sia una password sicura?

Nei giorni scorsi, gli sviluppatori del software ocl-Hashcat-plus (programma avanzato di recupero delle password online), hanno provveduto ad aggiornare il programma medesimo, in modo tale da poter sfidare i codici di accesso formati da ben 55 caratteri.

A scanso di equivoci, occorre qui ricordare che l'utilizzo di tale software è indicato per i cosiddetti “pentester”, oppure per i responsabili di rete che volessero controllare l'affidabilità delle password scelte dai propri dipendenti.

Viceversa, agli internauti domestici è vivamente sconsigliato di avvalersi di simili tecnologie, innanzitutto per salvaguardare la propria fedina penale, oltre che per non mettere a repentaglio gli account di amici, parenti o di ignari frequentatori dei social network.

La versione classica di questo delicato programma prevedeva, infatti, di poter scovare un gran numero di hash crittografici (ovvero le cosiddette “password mascherate”), ma solo nel caso queste ultime avessero una lunghezza non superiore ai 15 caratteri.

Secondo Jens Steube, capo sviluppatore di Hascat, con questo nuovo aggiornamento si è voluto venire incontro ad una delle caratteristiche più richieste dagli utenti, anche se “Abbiamo pensato a lungo se dotare o meno il programma di questo nuovo supporto -spiega- “perché lo avrebbe reso più lento del 15%”.

D'altro canto, bisogna pur dire che, ora, con ocl-Hashcat-plus si possono raggiungere fino ad otto miliardi di tentativi, al secondo, su un numero illimitato di password da recuperare.

Non è un segreto che, milioni di persone, si affidino oggi a password e passphrase online, lunghe e complesse, nella speranza di creare veri e propri muri impenetrabili, anche dalle tecniche del più abile degli hacker.

Ciò non ha di certo scoraggiato gli smanettoni, che hanno risposto espandendo le fonti da cui i programmi possono attingere, al fine di scovare le password.

Tanto che, qualche tempo fa, un ricercatore della sicurezza è riuscito a decifrare la password “Ph'ngluimglw'nafhCthulhuR'lyehwgah'naglfhtagn1”, grazie al fatto che quest'incomprensibile vocabolo era inserito in un articolo pubblicato su Wikipedia, a proposito della storia “The Call of Chthulhu” di H. P. Lovecraft.

Se anche una password come quella sopra riportata si è rivelata, alla prova dei fatti, inaffidabile, è davvero impossibile difenderci, allora, dagli attacchi della nuova generazione di hacker?

In effetti, qualche accorgimento, quantomeno per complicare loro la vita, ci sarebbe anche.

Come si è visto, scegliere una password più lunga di 24 caratteri potrebbe rivelarsi, oggi, non più sufficiente: più opportuno si potrebbe rivelare, invece, fare ricorso ad una buona dose di creatività.

La miglior strategia di difesa, in questi termini, è senz'altro quella di ricorrere -nel computare la password online- ad un mix di lettere (maiuscole e minuscole), numeri e caratteri speciali (punti esclamativi, interrogativi, ecc.).

Infine, è della massima importanza che la frase così ottenuta, non abbia alcun collegamento con la nostra vita privata, il più delle volte facilmente riscontrabile su Facebook.

martedì 27 agosto 2013

Allarme salute: Trovate sostanze cancerogene anche nelle e-cig

Premesso che la cosa migliore da fare, per un fumatore, sarebbe quella di non esserlo più, bisogna pur dire che, anche grazie all'introduzione sul mercato delle cosiddette e-cig, sempre più fumatori hanno, quantomeno, iniziato a prendere in considerazione l'idea di smettere con il fumo.

Ma, a quanto pare, anche le sigarette elettroniche conterrebbero sostanze cancerogene.
A lanciare l'allarme è stata la rivista d'oltralpe "60 Millions de Consummateurs", a seguito di uno studio scientifico, pubblicato dall'Istituto nazionale del Consumo (Inc).

Come spiega il caporedattore, Thomas Laurenceau, i risultati delle analisi condotte da esperti della rivista francese, avrebbero evidenziato molecole cancerogene in quantità significative, mai riscontrate finora, nel vapore delle e-cig.

Gli stessi ricercatori avrebbero, inoltre, constatato che in 3 casi su 10, il tasso di formaldeide contenuto sia nei prodotti “con”, che in quelli “senza” nicotina, risulterebbe quantomeno pari a quello delle sigarette tradizionali.

L'analisi avrebbe rilevato, senz'ombra di dubbio, che l'acroleina (molecola particolarmente tossica) verrebbe emessa in quantità importante, nonché in percentuali a volte addirittura superiori a quelle misurate nel fumo di alcune sigarette.

Presenti, infine, nella sigaretta elettronica anche l'acetaldeide (sostanza classificata come potenzialmente cancerogena), nonché, in alcuni dei modelli esaminati, anche tracce di metalli, come cromo, nichel e antimonio.

Dalle verifiche effettuate, sono inoltre emerse discrepanze tra quanto riportato dalle etichette, ed effettiva composizione delle e-cig, in particolare per quanto riguarda la presenza e le quantità di nicotina e glicole propilenico.

Visti i risultati, alle associazioni dei consumatori non è rimasto altro da fare che avvertire le competenti autorità sanitarie, invitandole ad una maggior sorveglianza sull'evolversi del nascente e redditizio mercato delle sigarette elettroniche.

A tale proposito, nelle scorse settimane il Parlamento francese aveva già votato un emendamento per vietare l'uso delle e-cig ai minori di 18 anni, mentre il Ministro della Salute, Marisol Touraine, dopo aver deciso di vietarne l'uso nei luoghi pubblici, sta predisponendo una circolare che ne vieti anche la pubblicità, come già per le sigarette tradizionali.

Dopo parecchi annunci e relative smentite -autentico tratto distintivo dei politici che governano il nostro Paese- in Italia vige, al momento, il solo divieto di vendita di e-cig con presenza di nicotina ai minori di 18 anni: perché non vietare, anche da noi, la pubblicità di questi prodotti?

domenica 25 agosto 2013

La leggenda di Larrie, il mostro del Lago di Como

Non sarà certamente famoso come quello di Loch Ness, ma anche il nostrano lago di Como può vantare il suo bel mostro acquatico.

Al contrario dei molti che l'hanno dimenticato, relegandolo nell'ambito delle curiosità o, al massimo, tra gli studi di criptozoologia, a ricordarsi della sua “esistenza” è stato nientemeno che Carlo Lucarelli, il noto scrittore di gialli e conduttore televisivo.

Nel suo ultimo libro Strane Storie, edito da Skira, dedicato ai misteri del mondo, Lucarelli ripercorre, con dovizia di particolari, la storia di questo mostro dimenticato, accostandola a quella del più rinomato parente scozzese.

Nel libro viene ripercorsa la storia delle apparizioni del Lariosauro -definito confidenzialmente Larrie (in quanto sta nel lago di Como)- che si sono susseguite a partire dalla metà dell'ottocento, fino ai giorni nostri.

Anche se la leggenda del mostro acquatico nacque nell'immediato dopoguerra quando, nel 1946, il “Corriere Comasco” ebbe a scrivere di un misterioso ed enorme animale, apparso nelle acque del Pian di Spagna.

Da allora le apparizioni divennero più frequenti, tanto che nel 1954 alcuni pescatori avvistarono uno strano animale che nuotava nelle acque di fronte ad Argegno, lungo un'ottantina di centimetri, con il muso e la parte posteriore del corpo arrotondata e dotato di zampe palmate.

Ma l'episodio più eclatante, avvenne tre anni dopo, quando nel mese di agosto vene avvistata, tra Dongo e Musso, un enorme creatura, la cui presenza venne confermata, il mese seguente, da alcuni biologi che si erano immersi con una batisfera nel lago, dove videro uno strano animale somigliante ad un coccodrillo.

Trascorsi più di cinquant'anni, Larrie tornò a far parlare ancora di se nel 2003, quando alcuni pescatori riferirono d'essersi imbattuti in una specie di serpente lungo oltre dieci metri.

Già in passato qualcuno aveva ipotizzato potesse trattarsi di un discendente, chissà come sopravvissuto, del Lariosaurus Balsami, ovvero del primo rettile fossile rinvenuto nel nostro Paese, a metà dell'ottocento.

In tal caso, saremmo stati di fronte ad un rettile bonaccione, ghiotto di pesci che pescava nelle profondità del lago, circa 200 milioni di anni fa.

Il fossile più lungo di Lariosaurus Balsami è oggi custodito in Germania, nel Museo di Monaco di Baviera, ed ha una lunghezza di 90 centimetri dopo che, nei bombardamenti del 1943, finì distrutto un altro esemplare, che si trovava nel Museo di Storia Naturale di Milano, la cui lunghezza non superava il metro e trenta centimetri.

A differenza di quanto accaduto a Loch Ness, in Scozia, dove sono stati capaci di trasformare la leggenda di Nessie in un vero e proprio business, per il “cugino povero” Larrie ci si deve accontentare di labili tracce fossili e di qualche leggenda popolare, anche quella sempre più sbiadita.

mercoledì 21 agosto 2013

Se il mondo fosse un villaggio di 100 abitanti

Solo pensare, soltanto per un momento, di poter catturare in un'unica fotografia le principali caratteristiche dell'intera umanità (quasi 7 miliardi di persone), sarebbe un'autentica follia.

Ma se... attraverso l'impiego dei dati statistici attuali, provassimo a ridurre l'insieme dei nostri simili ad un villaggio di soli 100 abitanti? Come saremmo? Vediamolo insieme.

Se il mondo fosse un villaggio di 100 abitanti, innanzitutto 70 di noi sarebbero adulti e 30 bambini, in 32 respirerebbero aria inquinata, mentre 68 quella pulita.

Ogni anno, per ogni abitante deceduto, nel villaggio ne nascerebbero 2, pur se soltanto 1 di loro potrà vantare, in futuro, un grado d'istruzione superiore, mentre 99 non ce l'avranno, visto che soltanto in 7 possediamo un computer, contro 93 che sono senza.

Anche perché 20 di noi abitanti il villaggio globale consumano l'80% dell'energia a disposizione, mentre i restanti 80 ne consumano solo il venti per cento.
Infatti, soltanto nelle case di 24 c'è l'elettricità, poiché agli altri 76 la corrente non arriva per nulla.

Di più: mentre 50 di noi non hanno una fonte garantita di cibo e, pertanto, soffrono sempre, o per lunghi periodi, la fame, ce ne sono altri 20 denutriti, di cui uno sta morendo d'inedia.

Solo per 30 fortunati tra noi le cose, sotto questo aspetto, vanno più che bene: hanno cibo a sufficienza, tanto che la metà di loro sono, addirittura, in sovrappeso.

L'acqua, invece, è pulita e sicura per 83 di noi, mentre gli altri 17 rischiano quotidianamente un'infezione da salmonella; qui, il cosiddetto “sesso forte”,  non è rappresentato dagli uomini (48), bensì dalle donne che sono in maggioranza (52), con un orientamento sessuale etero, per 90 di noi, mentre i restanti 10 si sono dichiarati omosessuali.

La nazionalità dei villani appare così rappresentata: 61 asiatici, 13 africani e 13 americani, 12 europei e, infine, 1 abitante proveniente dall'Oceania.

Altro che razzismo: all'interno della comunità globale soltanto 30 individui hanno il colorito roseo, mentre gli altri 70 sono di tutti i colori, fuorché bianchi.

Siamo, in maggioranza (33), di religione cristiana, ma con un alto numero di seguaci di altre fedi, oppure di atei (24), seguiti da 19 islamici, 15 induisti, 6 buddisti e 5 spiritualisti.

Le lingue parlate sono, per 17 di noi il cinese, per 9 l'inglese, per 8 l'hindi, per 4 l'arabo, per 6 il russo e, per altri 6, lo spagnolo, mentre i rimanenti 50 individui parlano, ognuno, una lingua diversa da queste.

Ciò detto, è bene sapere che 86 di noi sanno leggere, mentre solo in 14 non sono in grado di farlo, anzi, 48 di noi non possono parlare o agire secondo coscienza, perché rischiano molestie, prigione, torture o la morte; se è vero che 80 di noi non hanno paura, in 20 vivono col terrore di morire per bombardamenti, mine, stupri o rapimenti da parte di gruppi terroristici.

Un'ultima cosa: per rendere questo villaggio un posto più equo, ci sarebbe bisogno di un po' di denaro per tutti: peccato, però, che soltanto 6 di noi ne possiede il 59%, altri 74 il 39%, mentre gli ultimi 20 ne condividono un misero 2%.

Siete contenti di abitarci? Se sì, in quale di questi abitanti vi riconoscete?

lunedì 12 agosto 2013

Tumori: l'olfatto dei cani potrebbe rivelarli in anticipo

Il cane, ovvero il “miglior amico” dell'uomo, non finisce mai di stupirci: il nostro fedele animale domestico, infatti, potrebbe addirittura, essere in grado di prevenire l'insorgenza del cancro alle ovaie, grazie al suo fiuto eccezionale.
Questo, almeno, è quanto affermano i ricercatori del dipartimento di fisica e oncologia ginecologica dell'Università della Pennsilvanya.

Grazie alla preziosa collaborazione del Monell Chemical Senses Center (istituto no-profit che studia il gusto e l'olfatto) e del Pet Workin Dog Center (struttura per l'addestramento dei cani), gli scienziati stanno infatti per mettere a punto un dispositivo, che sarà in grado di diagnosticare precocemente quel particolare tipo di tumore femminile, proprio attraverso il fiuto dei cani.

L'idea ha preso vita dal fatto che le cellule tumorali, anche nello stadio iniziale della malattia, rilasciano un marcatore rilevabile che -come avviene con gli asparagi- influenzano l'odore delle urine, tanto che i ricercatori pensano di realizzare un'essenza specifica, progettando al contempo nuovi strumenti diagnostici, più economici e meno invasivi, rispetto a quelli utilizzati finora.

L'alto tasso di mortalità fatto registrare dal tumore alle ovaie, infatti, deriva soprattutto dal fatto che la malattia viene scoperta, quando ormai è in stato avanzato: secondo le previsioni dello statunitense National Cancer Institute, solo quest'anno in America il cancro ovarico ucciderà 14.000 donne, a fronte di 22.000 nuovi casi diagnosticati.

Per quanto riguarda, infine, l'impiego di unità cinofile in medicina, occorre ricordare che, già in altre circostanze l'olfatto canino si è rivelato utile come, ad esempio, nel segnalare ai diabetici quando il livello di zuccheri nel sangue sta raggiungendo la soglia di tollerabilità.

sabato 10 agosto 2013

Mistero: il bambino indiano che si incendia da solo

La prima volta che Rajeshwari ha assistito, incredula, a quanto successo al suo piccolo Rahul, è stato nove giorni appena dopo il parto.
Il fenomeno si è poi ripetuto per ben altre tre volte, con il bimbo che è stato ricoverato d'urgenza in ospedale dai genitori terrorizzati, dopo aver visto il suo corpicino incendiarsi da solo.

Il medici locali, ma anche esperti del paranormale, stanno cercando, da diversi giorni, una spiegazione a questo strano fenomeno, senza finora aver trovato una qualche spiegazione convincente.

Pur tra lo scetticismo generale, il caso potrebbe essere collegato alla famiglia di quelli della cosiddetta “Combustione umana spontanea” (definita dagli inglesi con la sigla Shc), di cui sarebbero stati segnalati circa 200 presunti casi, nel corso degli ultimi tre secoli, in ogni parte del mondo.

Tra questi, senz'altro uno dei più celebri ha riguardato la contessa cesenate Cornelia Bandi, nonna materna di papa Pio V, che nel marzo del 1731 fu trovata, dalla sua governante, stesa a terra in camera da letto, con le gambe e una parte della testa intatti, mentre il resto del corpo era completamente carbonizzato.

Un Consiglio, formato dai dotti del tempo, sostenne trattarsi sicuramente di un evento di “combustione spontanea”.
Una storia, questa, che impressionò anche il famoso scrittore inglese Charles Dickens, al punto da menzionarla nella prefazione del suo famoso romanzo Bleak House (Casa desolata).

Tornando al piccolo Rahul, dopo il quarto episodio dello stesso genere, i suoi genitori hanno quindi deciso di portare il figlioletto al Kilpauk Medical College (KMC) di Chennai, al fine di sottoporlo a studi più approfonditi che, al momento, non hanno fornito alcuna diagnosi conclusiva.

Il pediatra che ha in cura il bambino che si incendia da solo, ha dichiarato che la ragione potrebbe essere “L'emissione di un qualche gas, altamente combustibile, che fuoriesce dai suoi pori, di cui non si conosce, però, la vera natura”.

Fatto sta che il padre del piccolo Rahul, visibilmente preoccupato, ha dichiarato a The Indian Express che “Come famiglia siamo veramente in ambasce, anche perché gli abitanti del nostro villaggio sono molto spaventati da questo fenomeno, ritenendo che nostro figlio sia sotto il malefico controllo di uno spirito demoniaco, che ha la capacità di innescare in lui il fuoco.

Combustione umana o fenomeno paranormale? In entrambi i casi, non ci resta che augurare un fausto epilogo della vicenda, tale da consentire al bimbetto, nato nel Tamil Nadu (India meridionale), un rapido e indolore ritorno alla vita normale.

giovedì 1 agosto 2013

Studio e lavoro: Conta più l'esperienza o il titolo di studio?

E' proprio vero che, oggi, nel mondo del lavoro l'esperienza conta molto di più del titolo di studio?
Se sì, cosa deve fare un giovane per crearsela, non appena finiti gli studi?

Per dare risposta a queste domande, il sito web Skuola.net si è rivolto alla prof.ssa Michéle Favorite, Professor Business and Communication, presso la John Calbot University.

Secondo la docente, un titolo di studio che non sia portatore di esperienza pratica -ai giorni nostri- è del tutto anacronistico: nel sistema di studi americano, ad esempio, allo studente non viene chiesto “Cosa sai?”, ma “Cosa sai fare?”.

Mentre in Italia, purtroppo, ai ragazzi viene somministrato quasi sempre uno studio teorico, al punto che viene da chiedersi: che valore può aggiungere in azienda, un giovane che ha studiato solo principi, regole, teoremi, e non li ha mai messi in pratica?

In ogni caso, un ragazzo può sempre maturare esperienze lavorative, anche quando ancora studia.
Pur se di questi tempi, anche per uno studente, non è tanto facile trovare occupazione, ciò non significa che sia impossibile.

Detto che i ragazzi potrebbero anche inventarsi un'occupazione non retribuita, giusto per provare a cimentarsi, esiste, altresì, tutta una serie di lavori adatti a loro: cameriere in un ristorante o bar, animatore in un centro vacanze, collaboratore per siti web o blog, ecc.

Ma vanno più che bene anche le attività di volontariato di vario genere, senza contare che i lavori si possono anche inventare come, ad esempio, fare il baby sitting (ripetizioni doposcuola).

Piccoli lavori che, in ogni caso, insegnano ai ragazzi ad essere responsabili, a saper gestire il proprio tempo, ad essere intraprendenti, nonché a saper lavorare con gli altri.

Infine, il consiglio della docente è quello di guardare cosa fanno i giovani all'estero: in Paesi come la Cina e la Corea del Sud, la giornata-tipo al liceo dura fino alle 11 di sera.

Esagerati? Forse, ma poi sono quelli gli studenti che vengono ammessi nelle migliori Università americane, con borse di studio piene.

Oppure i ragazzi americani, che già a 20 anni hanno curricula stracolmi di esperienze lavorative e di volontariato, da far fatica a restringere il tutto in una pagina.

Non a caso, però, questi giovani appaiono motivati anche da un forte senso civico, ritenendo che i loro sforzi servano a migliorare il benessere generale.

Forse un pizzico di senso civico in più, potrebbe essere utile per spronare in tal senso anche i ragazzi italiani?